lunedì 28 febbraio 2011

Fare il detersivo in casa con i bimbi

26 febbraio 2011, casa di Roberto,
Un piccolo esempio di autoproduzione di detersivo ecologico.
Laboratorio realizzato con la partecipazione dei bambini ad Attigliano.
Ingredienti: 1 limone, 50 g di sale, 30 ml di aceto bianco, 150 ml di acqua.
Spezzettare, centrifugare e bollire, in pochi minuti è pronto.

domenica 27 febbraio 2011

Novità sulla Geotermica/solare

La Palizzata Energetica

La palizzata energetica, similmente ad un impianto a scambio aria/acqua, sfrutta il calore ambientale ma, a differenza di quest'ultimo, utilizza una parte di terreno come accumulo termico combinando quindi energia solare e geotermia ed inoltre non produce fastidiosi rumori.

Per poter efficientemente utilizzare un sistema a palizzata energetica si ha bisogno di una parte di terreno ben esposta visto che la medesima, come già precedentemente evidenziato, utilizza gli agenti atmosferici (quindi ovviamente anche il sole) come fonte di calore.

Se l'impianto e' dimensionato correttamente, l'efficienza della palizzata energetica nell'arco dell'anno è assimilabile ad un impianto geotermico a sonde verticali.

La palizzata energetica è in grado di alimentare le nostre pompe di calore per la produzione di riscaldamento e di acqua calda sanitaria ed anche (con alcuni particolari accorgimenti) di garantire il raffrescamento estivo.

La nostra sede di Biella utilizza questa tecnologia per il riscaldamento, il raffrescamento e la produzione di acqua sanitaria.

visualizza grafico efficienza e funzionamento della palizzata energetica

visualizza grafico di confronto del rendimento tra la palizzata energetica e il sistema a sonde geotermiche tradizionale

montaggio  palizzata1

Più informazioni (http://www.oberthal.org/novita/7-la-palizzata-energetica.html)

Affittare camere in casa propria

CONSIGLI PER DIVENTARE UN AFFITTACAMERE

Vengono considerati esercizi di Affittacamere le strutture composte da non più di sei camere e con non più di 12 posti letto. Le camere ed i posti letto devono essere ubicati in non più di due appartamenti ammobiliati in uno stesso stabile nei quali sono forniti alloggio ed eventualmente servizi complementari. L’appartamento in cui si svolge l’attività di affittacamere deve possedere i requisiti strutturali e igienico edilizi previsti per le civili abitazioni dal locale Regolamento Edilizio comunale. Coloro che svolgono l’attività di affittacamere possono somministrare inoltre, limitatamente alle persone alloggiate all’interno dell’appartamento, alimenti e bevande nel rispetto di quanto previsto dalle disposizioni igienico sanitarie. In questo caso il Comune provvederà ad annotare in calce alla licenza di somministrazione l’attività complementare di affittacamere

AFFITTACAMERE PROFESSIONALE E NON PROFESSIONALE
L’attività di affittacamere può essere svolta sia a livello professionale che ‘non professionale’. Sono da considerarsi affittacamere non professionali coloro che esercitano l’attività nella casa di propria residenza e domicilio. Questi sono esonerati, oltre che dall’iscrizione nella sezione del Registro esercenti il commercio (R.E.C.), dalla presentazione della dichiarazione dei prezzi. L’attività svolta da titolari di attività di affittacamere che non risiedono nell’appartamento, invece, viene definita ‘professionale’.

CARATTERISTICHE DEI LOCALI
I locali devono essere ubicati in una zona nella quale è permesso lo svolgimento dell’attività di struttura ricettiva/affittacamere in base agli strumenti urbanistici vigenti. Inoltre è necessaria la conformità dei locali alle norme e prescrizioni in materia edilizia. La destinazione d’uso dei locali deve essere compatibile con l’attività di struttura ricettiva/affittacamere e non può essere modificata ai fini urbanistici. I locali devono rispettare le caratteristiche strutturali ed igienico-sanitarie previste per i locali di civile abitazione. Devono quindi essere muniti di un servizio igienico sanitario completo ogni sei persone o frazione di sei superiore a due, comprese le persone appartenenti al nucleo familiare o conviventi.

CARATTERISTICHE DEL SERVIZIO OFFERTO
Le camere da letto devono essere arredate, oltre che da un letto, da una sedia o sgabello per persona, un armadio, un cestino rifiuti e un tavolo. Inoltre, devono essere comodamente accessibili, senza dover attraversare altre camere o servizi destinati alla famiglia o altro ospite. Ogni camera deve essere fornita di energia elettrica, acqua calda e fredda e riscaldamento. La pulizia delle camere ed il cambio di biancheria devono essere garantite ad ogni cambio di cliente e almeno una volta alla settimana.

COSA FARE PER INIZIARE L’ATTIVITÀ
Per iniziare l’attività occorre presentare al Comune, dove avrà sede l’attività, una denuncia di inizio di attività (DIA), anche utilizzando i moduli prestampati predisposti dai Comuni. Per chi come me è di Milano può visionare il sito del Comune di Milano www.comune.milano.it e scaricare la modulistica richiesta.
Coloro che apriranno l’attività nel comune di Firenze, il sito è www.comune.fi.it e nel comune di Roma www.comune.roma.it.

La Denuncia di Inizio Attività deve essere consegnata a:

http://galileo.egaspari.it/attigliano/galileoDoc.nsf Comune di Attigliano

Nel caso di nuova apertura l’attività può essere iniziata decorsi 30 giorni dalla presentazione della denuncia. Contestualmente all’inizio dell’attività l’interessato deve dare comunicazione all’ufficio
Ufficio Competente:
comune di Attigliano

Sulla DIA devono essere assolutamente riportate

  • le generalità del titolare l’attività
  • il numero e ubicazione dei vani destinati all’attività ricettiva
  • il numero dei posti letto
  • i servizi igienici a disposizione degli ospiti
  • gli eventuali servizi accessori offerti all’utenza

Il Comune provvede al rilascio dell’autorizzazione solo dopo aver verificato l’esistenza dei requisiti soggettivi del titolare o dell’eventuale rappresentante e dopo aver accertato fondatezza delle caratteristiche funzionali dei locali e dei requisiti igienico-sanitari. Gli accertamenti dei requisiti strutturali vengono svolti attraverso sopralluoghi di agenti abilitati oppure con l’acquisizione di una dichiarazione sottoscritta dall’interessato e controfirmata da un tecnico abilitato attestante la conformità delle strutture e dell’impiantistica. Il Comune comunica poi alla Giunta Regionale ed alla locale Azienda Promozione Turistica il rilascio dell’autorizzazione. L’autorizzazione ha carattere permanente: annualmente il titolare dovrà fare dichiarazione di prosieguo dell’attività medesima al Comune.

OBBLIGHI DEL TITOLARE DELL’ATTIVITA’
Il titolare dell’attività deve informare il Comitato provinciale prezzi in merito ai prezzi applicati entro il 31 luglio dell’anno precedente a quello cui si riferiscono. La mancata denuncia comporta l’obbligo dell’applicazione degli ultimi prezzi regolarmente denunciati. Gli affittacamere devono esporre, nell’appartamento, in modo, perfettamente visibile, una tabella riepilogativa dei prezzi praticati nell’anno in corso e delle caratteristiche dell’appartamento e devono esporre, in ogni camera, sempre in modo perfettamente visibile, un cartellino che indichi il prezzo massimo del pernottamento e degli eventuali servizi offerti nell’anno in corso.
Il titolare ha l’obbligo di comunicare giornalmente all’autorità di pubblica sicurezza l’arrivo delle persone alloggiate. Presso la struttura ricettiva, poi, deve essere esposta in modo ben visibile all’esterno l’insegna con la denominazione nonché l’indicazione della tipologia.

OBBLIGHI DEL TITOLARE IN CASO DI CESSAZIONE
Il titolare dell’attività che decide di cessare temporaneamente o definitivamente l’attività deve darne preventivo avviso al Comune. La cessazione temporanea non può essere superiore a sei mesi prorogabili, per fondati motivi, dal Comune una sola volta e per ulteriori sei mesi. Trascorso tale termine l’attività si intende cessata.

giovedì 17 febbraio 2011

Cos’è il kefir




Il Kefir è una bevanda a base di latte, rinfrescante e salutare. Il Kefir è un fluido cremoso,omogeneo e dalla gradevole consistenza, con un gusto fresco leggermente acido e un’aroma dolce. Non è un prodotto creato in laboratorio, si tratta invece di una simbiosi naturale di fermenti scoperta e apprezzata dall’uomo da migliaia di anni. Il termine Kefir deriva dalla parola armena keif e significa benessere. Molti componenti aromatici danno al Kefir una fragranza unica e un piacevole aroma. Il kefir è prodotto con latte fresco e una coltura madre naturale, composta da un’associazione complessa di microrganismi specifici.

Oltre ai fermenti il Kefir contiene minerali e aminoacidi essenziali biodisponibili che aiutano a mantenere lo stato di salute dell’organismo. Le proteine di alto valore biologico presenti nel kefir sono meglio utilizzabili dall’organismo. Il triptofano, è un aminoacido essenziale abbondante nel Kefir che ha effetti sul sistema nervoso anche perchè il kefir contiene in abbondanza calcio e magnesio biodisponibili, che sono importanti minerali in grado di migliorare la funzionalita’ del sistema nervoso. Sensibile è anche la liberazione di treonina, prolina e lisina. Il Kefir fornisce ampia disponibilità di fosforo, che è uno dei più grandi elementi costitutivi del nostro corpo e aiuta ad utilizzare meglio i carboidrati, e le proteine per la crescita cellulare, per il loro mantenimento ed interagisce nell’accumulo e nella disponibilità energetica. Il Kefir è ricco in Vitamina B9 (acido folico), B12 (cobalamina),B1 (tiamina) e vitamina K. E’ un eccellente sorgente di biotina; queste vitamine del gruppo B aiutano l’organismo a meglio assimilare altre vitamine del gruppo B come B5 (acido pantotenico). Il rifornimento adeguato di queste vitamine agisce positivamente nella regolazione del sistema nervoso e del sistema renale, e sembrano in grado di promuovere la longevità. E’ un buon prodotto alimentare per le persone lattosio intolleranti perchè ricco di Beta-galattosidasi (lattasi) ed è povero di lattosio in quanto con la fermentazione ne è stato idrolizzato circa il 30%.

http://kefir.it/articolo.asp?cod=26&kefir=1 fermenti di kefir di latte
http://kefir.it/articolo.asp?cod=21 fermenti per kefir d'acqua

Il Kefir al latte di soia, si può fare?Messaggio
I granuli di kefir di latte fermentano qualsiasi liquido contenente zuccheri, anche latte di riso, di cocco, e di soia, acqua zuccherata, infusi, succhi di frutta, ecc...
Però sono nati nel latte vaccino e questo rimane il loro habitat naturale, per cui in sostanze diverse i granuli si squilibriano e non è detto che vivano a tempo indeterminato e si moltiplichino come fanno nel latte.
Per cui fa tutte le prove che vuoi, ma ti consiglio di mantenere la coltura di latte ed usare le crescite per gli esperimenti
perché diffcilmente potrai usare i granuli delle prove di nuovo nel latte vaccino...

ps. il keifr di soia sa di maionese! Laughing




Fare in casa i Latti Vegetali: Riso, soia, avena, mandorle

Latte di soia

Va premesso che tutti i prodotti a base di soia, e quindi anche il latte di soia, devono essere biologici, altrimenti è molto probabile possano contenere soia geneticamente modificata (OGM).
Il latte di soia costituisce una valida alternativa al latte vaccino, soprattutto in chi abbia fattori di rischio di arteriosclerosi, perché la soia riduce il colesterolo-LDL. Nei maschi avventisti che consumano latte di soia è stata riscontrata una ridotta incidenza di tumore della prostata. Per contro, l'effetto protettivo della soia nella prevenzione dei tumori femminili e dell'osteoporosi è ancora controverso.
Nutrizionalmente simile al latte vaccino, è il latte vegetale meno calorico e il più ricco di proteine: queste si trovano in quantità sovrapponibile a quella del latte vaccino e sono di buon valore biologico. Il latte di soia ha però un contenuto di grassi nettamente inferiore a quello del latte intero e di poco superiore a quello del latte parzialmente scremato. Si tratta prevalentemente di grassi poliinsaturi, compresi omega-3, mentre i grassi saturi sono molto ridotti. Esso inoltre contiene fibre, vitamine A, E, B, minerali: tra questi, il ferro è presente in quantità doppie rispetto al latte vaccino, mentre le preparazioni addizionate di calcio contengono un quantitativo di calcio paragonabile a quello del latte vaccino.
Il latte di soia può essere preparato in casa, o utilizzando le apposite macchine (vedi articolo Latte di soia fatto in casa con una macchina di uso domestico) oppure artigianalmente, secondo la seguente ricetta:
  • sciacquare i fagioli di soia gialla e metterli in ammollo in abbondante acqua per almeno dodici ore, poi sciacquarli e scolarli.
  • Frullare con acqua, fino a ottenere un liquido uniforme e piuttosto denso.
  • Far bollire questo liquido a fuoco basso per circa 20 minuti, mescolando ogni tanto.Si possono aggiungere o cannella, o bucce di agrumi, o vaniglia, per aromatizzare.
  • Filtrare attraverso un telo.

Latte di riso

Il latte di riso, ricco di zuccheri semplici, fornisce energia prontamente disponibile. La minor quantità di proteine di questo latte sicuramente non è un problema nell'ambito di una dieta vegetariana-vegana equilibrata, perché il fabbisogno proteico viene comunque garantito da altri cibi. Può quindi essere utilizzato al posto o in aggiunta al latte di soia, se il gusto è preferito. E' per contro il latte meno grasso, contiene prevalentemente grassi poliinsaturi, nonché fibre, vitamina A, B, D, minerali.
Il latte di riso in commercio contiene sempre oli aggiunti, solitamente di girasole. Attenzione però alla presenza di olii vegetali non meglio specificati. Va pure controllato sull'etichetta che l'olio di girasole sia spremuto a freddo e di origine biologica.
Il latte di riso può essere preparato in casa artigianalmente, secondo la seguente ricetta:
  • Far bollire in una pentola una parte di riso con 10 parti di acqua fino a quando il riso è scotto e un poco spappolato. 
  • Aggiungere mezzo cucchiaino di sale marino e 2 cucchiaini zucchero di canna ( o malto di riso, di mais, di grano, ecc....). Oppure si possono aggiungere cannella, o bucce di agrumi, o vaniglia, per aromatizzare. 
  • Volendo si può aggiungere un cucchiaio di olio di semi di girasole. Raccomandiamo però che sia spremuto a freddo, se non è specificato sulla confezione significa che è stato estratto con solventi derivati dal petrolio.
  • Frullare con frullatore a immersione e imbottigliare filtrando attraverso un colino. 
  • Si ottiene un liquido denso bianchissimo, ogni volta diverso a seconda di quanto riso rimane nel colino e quanto nel latte. A seconda del tempo di cottura, o del tempo che passa da quando il latte è bollito a quando si filtra, o di quanto finemente si frulla, rimane più o meno riso nel colino, a volte quasi niente, a volte tanto! Se ne rimane molto lo si può utilizzare in cucina, nei minestroni, nelle vellutate, nei purè, nelle pappette di riso, a fantasia in ogni dove.
    Viceversa, se il latte risulta molto denso si può allungare con acqua prima dell'utilizzo.
    La nostra ricetta è nel tempo variata rispetto a quella classica sopra segnalata: ho notato che a seconda di quanto è bollito il riso e di quanto bene viene frullato (conta anche l'efficienza del frullatore) si miscela meglio all'acqua e quindi per sfruttare di più il riso e scartarne di meno nella fase "colino" faccio così:
    - uso 0,5 volumi di riso per 10 volumi di acqua (es, mezza tazzina di riso per 10 tazzine d'acqua)
    - lo faccio bollire 4 minuti circa in più del tempo di cottura segnalato sulla confezione
    - appena bollito lo frullo a lungo e finemente
    - lo lascio riposare per un'ora e anche più
    - lo ri-frullo finemente prima di filtrarlo nel colino
    - raccolgo in bottiglia di vetro

    Agitare prima dell'uso, conservare in frigorifero.
    A noi un litro dura 5-6 giorni e in frigorifero si mantiene benissimo per quel tempo e forse oltre.
    http://depuriamo.blogspot.com/2010/03/latte-di-riso-avena-e-mandorle-fai-da.html
Ricetta di latte di riso senza cottura

1 bicchiere di riso
5 bicchieri di acqua 
lasciare in ammollo per tutta la notte o per tutto il giorno
frullare (il nocciolo interno del riso resterà integro)
filtrare e imbottigliare

Latte di avena

Anche il latte di avena è una valida alternativa al latte vaccino, soprattutto in chi ha problemi di arteriosclerosi, perché l'avena riduce il colesterolo-LDL. E' un latte poco calorico e con un limitato contenuto di grassi, prevalentemente poliinsaturi, mentre contiene fibre, vitamina E e acido folico.
Ricco di zuccheri semplici, fornisce energia prontamente disponibile. Come per il latte di riso, la minor quantità di proteine di questo latte sicuramente non è un problema nell'ambito di una dieta vegetariana-vegana equilibrata, perché il fabbisogno proteico viene comunque garantito da altri cibi. Può quindi essere utilizzato al posto o in aggiunta al latte di soia, se il gusto è preferito.
Il latte di avena in commercio contiene sempre oli aggiunti, solitamente di girasole. Attenzione però alla presenza di olii vegetali non meglio specificati. Va pure controllato sull'etichetta che l'olio di girasole sia spremuto a freddo e di origine biologica.
Per preparare in casa artigianalmente il latte di avena, ecco la ricetta:
  • Mettere in un frullatore 1 parte di farina d'avena cotta in 2 parti di acqua fredda, aggiungere una banana matura e, a piacimento, 1 cucchiaino di vaniglia, 1 pizzico di sale (facoltativo), sciroppo d'acero.
  • Frullare il tutto finemente
  • Filtrare attraverso un telo

Latte di mandorle

Anche se questo latte dal gusto delizioso non può sostituire le formulazioni per l'infanzia (a base di soia) nei bambini di età inferiore ad 1 anno, può essere molto utile per integrare l'alimentazione del lattante e anche dopo lo svezzamento.
Pur potendo venire utilizzato per una colazione tradizionale, e come alternativa al latte nella preparazione dei cibi, esso costituisce anche un'alternativa all'assunzione di frutta secca, abitudine che dovrebbe far parte di ogni dieta sana. L'unico limite è quello legato alle calorie a al buon senso. Le mandorle sono infatti ricche di acidi grassi poliinsaturi, antiossidanti e calcio ed esercitano effetti positivi sulla salute cardiovascolare. La minor quantità di proteine di questo latte sicuramente non è un problema nell'ambito di una dieta vegetariana-vegana equilibrata, perché il fabbisogno proteico viene comunque garantito da altri cibi. Può quindi essere utilizzato al posto o in aggiunta al latte di soia, se il gusto è preferito.
Il latte di mandorle ha un contenuto di grassi intermedio tra latte vaccino intero e parzialmente scremato, ma si tratta ancora una volta di grassi prevalentemente poliinsaturi. Il contenuto di grassi saturi è limitato, mentre contiene fibre, vitamina E e minerali.
Anche il latte di mandorle può essere preparato in casa artigianalmente, secondo la seguente ricetta:
  • Mettere a mollo per una notte le mandorle, poi scolarle e metterle in un frullatore assieme a 3 parti d´acqua
  • Frullare fino ad ottenere un liquido denso bianco e polposo.
  • Passarlo al colino, conservando il liquido ottenuto.
  • Rimettere la polpa dentro il frullatore, aggiungere 1 parte di acqua, sciroppo di acero o di agave a piacimento, un pizzico di cannella e frullare di nuovo.
  • Passare poi anche questo secondo "latte" al colino, aggiungendolo al primo.

lunedì 14 febbraio 2011

Resilienza = adattamento crescente


Perché costruire la resilienza è importante quanto tagliare le emissioni dei gas serra?


Che cosa è la Resilienza


In ecologia si riferisce alla capacità di un ecosistema di continuare a funzionare in presenza di shock esterni e cambiamenti indotti. Walker e altri la definiscono così:

“la resilienza è la capacità di un sistema di assorbire un disturbo e di riorganizzarsi, durante il cambiamento in atto, in modo da mantenere essenzialmente la stessa funzione, identità e retroazione”.


Nel contesto di comunità ed insediamenti si riferisce alla loro capacità di non crollare alle prime avvisaglie di penuria di petrolio o cibo, e alla loro capacità di rispondere al disturbo con processi di adattamento.

Il concetto di resilienza va ben oltre quello di sostenibilità, termine molto più conosciuto. Una comunità può per esempio, fare una campagna per il riciclo della plastica in modo che tutti i rifiuti domestici e industriali vengano raccolti in modo differenziato, ma ciò, anche se è sicuramente meglio per l'ambiente in senso globale, non fornisce alcuna resilienza alla comunità. Forse una migliore soluzione (oltre a quella di produrre meno plastica) potrebbe essere quella di ideare altri utilizzi per la plastica scartata – cosa che richiede una minima lavorazione – per esempio per la produzione di oggetti.


La controversia del 2000 dei camionisti britannici offre una valida lezione al riguardo. In soli tre giorni l'economia britannica era stata portata sull'orlo del baratro, in fatti era evidente che mancava solamente un giorno per arrivare al razionamento del cibo e allo scoppio del malcontento sociale.

Ora è chiaro che non abbiamo nessun grado di resilienza e che siamo in ogni momento a soli tre giorni dalla fame come recita il vecchio detto: “la civiltà è profonda solo tre pasti”.


Caratteristiche di un sistema Resiliente


Ci sono tre aspetti fondamentali per stabilire l'abilità di un sistema nel riorganizzarsi in seguito ad uno shock:

  • la diversità

  • la modularità

  • il restringimento delle retroazioni


La Diversità riguarda il numero di elementi di cui è composto un particolare sistema, siano essi persone, specie, imprese, istituzioni o fonti di cibo. La resilienza di un sistema non viene solo dal numero di specie che determina quella diversità, ma anche dal numero delle connessioni tra di loro. La diversità si riferisce anche alle varie fonti di ricchezza presenti nei nostri insediamenti (piuttosto che dipendere solo da una, per esempio dal turismo oppure dalle attività minerarie) cosa che comporta una differenziazione delle risposte potenziali alle sfide, generando una maggiore flessibilità. Prevede la differenziazione nell'uso del suolo – per fattorie, per aziende ortofrutticole, acquacoltura, foreste alimentari, piantagioni di noccioli, e cosi via – elemento essenziale per creare la resilienza di un insediamento e la sua erosione, duranti gli anni recenti, ha accompagnato la crescita delle monocolture, che per definizione significano assenza di biodiversità.

Un altro significato di diversità è quello di peculiarità dei singoli sistemi. Le soluzioni che funzioneranno in un posto, non necessariamente andranno bene in altri: ogni comunità metterà a punto soluzioni, risposte e strumenti propri. Questo è importante per due motivi: primo, perché rende le soluzioni dall'alto verso il basso superflue, in quanto coloro che si trovano in alto non conoscono le condizioni locali e quali siano le risposte più adeguate ai problemi particolari: secondo, perché costruire la resilienza significa lavorare su piccoli cambiamenti in tante nicchie, fare tanti piccoli interventi invece che pochi grandi.


Il termine Modularità secondo gli ecologisti Brian Wolker o David Salt, si riferisce al “modo in cui i componenti di un sistema sono connessi”. Verso la fine del 2007 la crisi della banca Northern Rock ha causato significativi problemi e incertezze all'interno del sistema bancario britannico. La crisi era stata provocata dall'eccessiva concessione di crediti e compratori di immobili ad alto rischio negli Stati Uniti d'America, a migliaia di chilometri di distanza: però, in un periodo di tempo molto breve, un sistema ha contagiato un altro e un altro ancora, dimostrando così che le reti globalizzate, spesso esaltate come una delle grandi forze della globalizzazione possono in effetti anche essere una delle sue grandi debolezze. La natura iper collegata dei sistemi moderni altamente connessi permette agli shock di viaggiare a velocemente al loro interno, con effetti potenzialmente disastrosi.

Una struttura maggiormente modulare significa che le parti del sistema possono efficacemente isolarsi, in caso di shock. Per esempio, come risultato della globalizzazione dell'industria alimentare, animale e parti di essi vengono trasportati per il mondo, facendo propagare più velocemente alcune malattie come l'influenza aviaria e l'alfa epizootica. Ridurre il trasporto di animali e reintrodurre la macellazione e la trasformazione locale porterebbe a un sistema maggiormente modulare, con allevamenti locali per mercati locali e con un rischio ridotto della rapidità delle malattie, a differenza di quello a cui abbiamo assistito durante le recenti epidemie.

Nella progettazione dei programmi di decrescita energetica, all'interno delle iniziative per la transizione, il concetto di modularità deve essere fondamentale: massimizzare la modularità con maggiori connessioni interne riduce la vulnerabilità, in caso di sconvolgimenti delle reti più ampie.

Sistemi alimentari locali, modelli d'investimento locali, ecc., contribuiscono a detta modularità, e questo significa essere collegati al mondo, ma dal punto di vista di un'etica di collaborazione e di condivisione di informazioni e non di una mutua dipendenza.


Il restringimento delle retroazioni si riferisce a quanto velocemente e pesantemente le conseguenze di un cambiamento in un sistema sono sentite in altre parti di esso. Walker e Salt scrivono: “un forte accentramento governativo, unito alla globalizzazione, può indebolire le retroazioni. Allungandosi le retroazioni, c'è una maggior possibilità di passare la soglia senza accorgersene tempestivamente”. In un sistema maggiormente localizzato, i risultati delle nostre azioni sono più ovvi e sentiti.

domenica 13 febbraio 2011

SCHEDA TECNOGGETTOTECA

per aggiungere la tua disponibilità e le tue necessità puoi riempire la scheda di xls cliccado su questo link prima dovrai fare il login con la mail e la password della comunità poi ptrai editare.

https://spreadsheets.google.com/ccc?key=0AjCewGBwRxufdDE3dmRpQUs5RFprQ1ZIN09QOXk5clE&hl=it#gid=0

venerdì 11 febbraio 2011

Dispense Corso Orticoltura Bio

1 IL TERRENO AGRARIO:
http://dl.dropbox.com/u/20767762/corso%20orticoltura/1%20IL%20terreno%20agrario.ppt
2 ROTAZIONI E CONSOCIAZIONI
http://dl.dropbox.com/u/20767762/corso%20orticoltura/2%20rotazioni%20e%20consociazioni.ppt
3 LE COLTURE PRIMAVERILI
http://dl.dropbox.com/u/20767762/corso%20orticoltura/3%20le%20colture%20primaverili.ppt
4 SOLANACEE E CUCURBITACEE (patate e zucchine)
http://dl.dropbox.com/u/20767762/corso%20orticoltura/4%20solanacee%20e%20cucurbitacee.ppt
5 MALATTIE E PARASSITI PIANTE
http://dl.dropbox.com/u/20767762/corso%20orticoltura/malattie%20e%20parassiti%20piante.ppt
6 ORTO AUTUNNALE
http://dl.dropbox.com/u/20767762/corso%20orticoltura/l%27orto%20autunnale.ppt
7 VERSO L'INVERNO
http://dl.dropbox.com/u/20767762/corso%20orticoltura/verso%20l%27inverno.ppt
8 IL COMPOST
http://dl.dropbox.com/u/20767762/corso%20orticoltura/il%20compost.doc

La storia delle Cose

Tg scienze Leonardo - 2007

Allarme fine petrolio - tg 2008

Il petrolio in Basilicata - Italia - 1° parte Annozero 2008

Il petrolio in Basilicata - Italia - 2° parte Annozero 2008

Indicatori Internazionale fine Petrolio

La Fine del Petrolio

giovedì 10 febbraio 2011

amelia ogni due mercoledì -GAS

finchè non siamo rodati col GAS attiglianese continueremo ad ordinare delle cose dal godo di amelia, ritirando ogni due settimane il mercoledì pomeriggio dalle 1730 in poi. a volte partiamo prima delle 16 così che prendiamo kesia a giove, andiamo un po' ai giochini o a fare commissioni e poi ritiriamo la spesa.
OFFRIAMO PASSAGGIO (il mercoledì pomeriggio è anche giorno di apertura del caf) O COMMISSIONI IN AMELIA.

affettatrice

stavamo pensando... ma un'affettatrice collettiva? qualcuno ce l'ha? altrimenti ne prendiamo una? risparmieremmo un bel po' prendendo gli affettati interi. stefy e dany

condividiamo bici

abbiamo due bici, una da uomo e una da donna che usiamo abbastanza ma di solito non contemporaneamente, perciò se ai vicini serve un mezzo in più... chiamateci. stefy e dany

TECNOGGETTOTECA

proposta: che ne pensate di mettere qui i messaggi nuovi e vecchi x la tecnoggetoteca?
Faccio una prova

martedì 1 febbraio 2011

FAQ - DOMANDE E RISPOSTE SUL FOTOVOLTAICO E CONTO ENERGIA 2011, UN PUNTO DI VISTA ECOSOSTENIBILE

gennaio 2011

Che cos’é un impianto fotovoltaico?

Un impianto fotovoltaico trasforma direttamente l’energia solare in energia elettrica.E' composto essenzialmente da:I moduli o pannelli fotovoltaici: elementi costituiti da celle in materiale semiconduttore, il più utilizzato dei quali é il silicio cristallino.Rappresentano la parte attiva del sistema perché convertono la radiazione solare in energia elettrica.

L'inverter, che trasforma la corrente continua generata dai moduli in corrente alternata;I quadri elettrici e i cavi di collegamento.

Gli impianti fotovoltaici possono essere connessi alla rete elettrica di distribuzione (grid-connected) o direttamente a utenze isolate (stand-alone), di solito, per assicurare la disponibilità di energia elettrica in zone isolate.

Quali sono i vantaggi della tecnologia fotovoltaica?

I vantaggi possono riassumersi in:

assenza di emissioni inquinanti;

affidabilità degli impianti;

minimi costi di esercizio e manutenzione;

modularità del sistema (per aumentare la potenza dell’impianto é sufficiente aumentare il numero dei moduli).

La possibilità di incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili e disporne localmente.

Quali sono gli svantaggi della tecnologia fotovoltaica?

Bisogna tener presente che l’impianto fotovoltaico é caratterizzato da una produzione discontinua a causa della variabilità dell’irradiazione solare.

I costi ancora alti delle celle di silicio.

L'efficienza delle celle di uso commerciale è ancora molto bassa (10-15 per cento)

Le speculazioni e i danni ambientali causati da quelle aziende che vedono nel settore solo la possibilità di business usufruendo dei contributi statali.

Che differenza c’é tra un impianto fotovoltaico ed un impianto solare termico?

Entrambe le tipologie utilizzano il sole come fonte di energia, mentre i moduli fotovoltaici trasformano direttamente la radiazione solare in energia elettrica, i pannelli solari termici riscaldano l’acqua da utilizzare per uso igienico sanitario o per il riscaldamento degli ambienti (es.pannelli radianti).

Dove possono essere installati i pannelli fotovoltaici?

In teoria i pannelli possono essere messi ovunque: tetto, facciata, terrazzo, pensiline, a terra ecc. La decisione sulla collocazione va presa in funzione della disponibilità di spazio (servono 8-10 mq per 1 kw) e alla corretta esposizione dei pannelli (il più possibile orientati verso sud), evitando di togliere superficie importante per altri usi (es.terreni per l’agricoltura).

Quanto costa un impianto residenziale?

Un impianto domestico che copra il consumo di una famiglia media è dimensionato a 3Kw di picco e, utilizzando dei materiali di buona qualità e pagando il giusto la manodopera, costa meno di 15000 euro, iva inclusa (prezzo aggiornato a gennaio 2011),

Naturalmente il costo aumenta se si allunga la “filiera”, cioè gli intermediari. Es. le aziende che lavorano in franchising devono sempre una quota alla casa madre.

Cosa significa “Conto energia”?

Con questo termine si indica un meccanismo di incentivazione dello Stato che per 20 anni remunera, con un contributo diretto, l’energia elettrica totale (indipendentemente dal consumo che se ne fa) prodotta da un impianto fotovoltaico.

Chi paga questo incentivo?

L’incentivo viene erogato dal Gestore dei Servizi Elettrici, GSE S.p.a. www.gse.it

Il contributo del Conto Energia è fisso e uguale per tutti i tipi di impianto?

No. Cambia in funzione della potenza installata e in base a dove é ubicato l'impianto.

Con il Nuovo Conto Energia in vigore dal 1 gennaio 2011 sono state definite 2 tipologie: sugli edifici o di altro genere.

La normativa distingue anche diverse fasce di potenza: da 1 a 3 kw, da 3 a 20 kw, da 20 a 200 e oltre.

Senza entrare troppo nei dettagli é sicuro che la tariffa incentivante diminuirà gradualmente fino al 2013.

E’ possibile calcolare anche solo approssimativamente a quanto può ammontare in concreto il contributo che si riceve con il Conto Energia, per esempio nel corso di 12 mesi?

Si. E’ sufficiente moltiplicare il contributo così come indicato nelle tabelle per la produzione annuale stimata. I kwh di produzione si calcolano moltiplicando la potenza nominale per le cosiddette “ore-equivalenti” del luogo di installazione. Per esempio a Milano le ore equivalenti sono circa 1.100 (ovvero un impianto da 1 kw esposto a sud e con inclinazione di 30 gradi produce mediamente 1.100 kWh/anno), a Roma 1.300, a Trapani 1.500. Supponendo quindi un impianto di 3kw di potenza nominale, la produzione a Milano sarà di ca. 3300 kwh, a Roma di 3900 kwh e a Trapani di 4500.

E dunque, per esempio, un impianto su tetto a Milano riceverebbe (con la tariffa valida fino aprile 2011) ca. 1.320 euro (0,40 x 3300), a Roma 1560 e a Trapani 1800.

Questa produzione é costante nel tempo?

No. A causa del deterioramento dei materiali nei primi 10 anni la produzione elettrica si riduce del 5-10%. Dopo 25-30 anni il pannello produce ancora l’85% della corrente elettrica iniziale.

Cosa succede dell'energia prodotta e non consumata?

L’energia prodotta che non viene consumata contemporaneamente alla produzione viene immessa in rete.

Il modo come questa immissione in rete viene remunerato é diverso a seconda che si acceda alla modalità di scambio sul posto o di vendita.

Nella modalità scambio sul posto si può dire che la rete funziona come una sorta di accumulatore: l'energia non utilizzata viene immessa in rete, quando poi serve viene prelevata.

Dov'é la convenienza?

Che si compensa la quantità immessa in rete con quella prelevata. Per forza di cose i tempi della produzione di energia non coincidono con quelli del consumo (c'é il sole e noi siamo fuori casa... e poi di notte, quando il nostro impianto non produce nulla, accendiamo luci, televisori, lavatrici...): ecco dunque il meccanismo della compensazione tra energia riversata in rete ed energia prelevata: immettiamo cento, preleviamo cento , si va in pari.

Se poi, alla fine dell'anno, il “saldo” é diverso da zero, lo si riporta in compensazione nell'anno successivo oppure viene fatto un conguaglio e il GSE paga questa parte di energia secondo il prezzo di mercato (tipicamente 10 cent al KW).

Per 20 anni il contributo del Conto Energia viene comunque versato per tutta la produzione dell'impianto. Dopo i 20 anni rimane ovviamente il vantaggio dello scambio sul posto.

Un condominio può installare un impianto fotovoltaico?

Si. Il decreto di febbraio 2007 del Conto Energia prevede che il condominio possa essere soggetto responsabile dell'impianto: E’ chiaro che in questo caso l'impianto va a coprire l'utenza condominiale (luci scale, ascensore, eccetera).

Il condominio può anche stabilire di utilizzare le parti comuni per installare impianti che servono ai singoli condomini (é però necessario il consenso all'unanimità).

Quanto tempo sono garantiti i pannelli?

In genere i moduli hanno garanzia dalla casa di produzione di 2 anni, più una garanzia di 20 sul fatto che la produzione non cala oltre l'80%, mentre l'inverter ha una garanzia di 5 anni estendibili a 10 (con l'aggiunta di 250 euro).

Ricordiamo che comunque l’impianto può essere coperto dall’assicurazione per i cosiddetti “danni diretti" (incendio, scoppio, esplosione, fulmini, fenomeni elettrici, grandine ed altri fenomeni atmosferici, oltre al furto e al vandalismo), ma anche, con un supplemento di premio, per i cosiddetti “danni indiretti", che sono quelli dati dal mancato guadagno a seguito di mancata produzione di energia.

In caso di guasto dell'impianto a chi mi devo rivolgere?

All'installatore.

Il mio tetto regge il peso dei pannelli? Quanto spazio occupano?

Ogni modulo pesa ca. 17 kg, e occupa una superficie di poco più di un metro quadrato.

Per esempio un impianto da 3 kWp richiede circa 15 moduli, per un totale di superficie di circa 25 metri quadrati.

I moduli più usati sono in silicio policristallino, che sono i più adatti per il rapporto qualità-prezzo e la flessibilità di utilizzo.

Ho intenzione di installare un impianto oltre i 20 kw, che cosa devo fare?

E' importante sapere che:

- in questo caso si diventa produttori di energia elettrica al pari di una centrale di altro genere

- che si deve essere in possesso di partita IVA per svolgere attività di impresa.

- che la tariffa che si riceve dal GSE é tra le più basse del Conto Energia

- che il ricavo del conto energia é soggetto a tassazione

Aumentare il premio del conto energia fino al 30% isolando la casa.

Gli impianti fotovoltaici fino a 20 kW, operanti in regime di scambio sul posto, possono beneficiare di un premio aggiuntivo che consiste in una maggiorazione della tariffa riconosciuta all'impianto, pari alla metà della percentuale di riduzione dell'indice di prestazione energetica conseguita nell'unità immobiliare alimentata dall'impianto (riduzione di almeno il 10%; premio massimo pari al 30%).

In parole povere, se oltre a installare un impianto fotovoltaico si migliora l'efficienza energetica di un immobile si ottiene un aumento del premio del Conto Energia per kilowatt proporzionale al risparmio energetico ottenuto. Ottenendo un miglioramento dell'efficienza del 20% si ha un aumento del premio del 10% e cosÏ via fino a un massimo di aumento del 30% avendo ottenuto un risparmio del 60%.

Il rapporto tra efficienza e premio é 2 a 1.

In quanto tempo un pannello fotovoltaico compensa l'energia che è servita a produrlo?

Secondo i metodi produttivi attuali, si è calcolato che nei primi tre/quattro anni il pannello fotovoltaico riesce a restituire l'energia che è servita per la sua costruzione, trasporto e installazione.

Dato che la vita utile stimata dell’apparato è almeno venti anni, il bilancio energetico è in attivo.

Se aumentasse anche di pochi punti percentuali l’efficienza delle celle questo il bilancio sarebbe ancora più favorevole.

Smaltire i pannelli fotovoltaici, cosa succede alla fine dell’utilizzo?

Il pannello fotovoltaico é composto da silicio (più o meno sabbia per rendere meglio l'idea) e lo smaltimento avviene come per le schede dei computer o dei circuiti stampati. Non è materiale tossico.

Il rivestimento è costituito da una lastra di vetro temperato, che si smaltisce come il cristallo, ed é rifinito dai profili metallici. C'é poi uno strato di EVA (Etil Vinil Acetato) che si smaltisce come si fa con le tovaglie impermeabili.

Cavi e junction box si utilizzano normalmente in edilizia.

Discorso diverso, invece, quando i pannelli contengono telloruro di cadmio (alcuni pannelli a film sottile), che é una sostanza tossica ed altamente inquinante.

Con la consapevolezza che le industrie del settore, basato sulla compatibilità e sostenibilità ambientale, non potessero sottrarsi alla responsabilità sull'intero ciclo di vita dei loro prodotti, nel 2007 é stato creato un consorzio europeo "PV CYCLE" http://www.pvcycle.org/ con l'obiettivo di promuovere e realizzare il riciclo ed il riutilizzo dei pannelli fotovoltaici a fine vita.

Ad oggi sono 36 i produttori di pannelli membri di PV CYCLE e rappresentano circa il 70% dei produttori europei.

Mi piacerebbe realizzare un impianto fotovoltaico ma non ho abbastanza soldi e/o spazio disponibile.

Attualmente esiste la possibilità di partecipare a un gruppo di acquisto per l'energia che aggrega persone e gruppi familiari interessati a produrre energia da fonti rinnovabili.

Questi gruppi o associazioni senza scopo di lucro consentono di progettare singoli impianti ad azionariato sociale o di accedere a prezzi più agevolati per l'acquisto comune di più impianti.

A titolo esemplificativo si può consultare questo sito:

http://www.solarecollettivo.it/

Impianti grandi o impianti piccoli?

Un atteggiamento etico nei confronti di questa tecnonologia suggerisce che un impianto dovrebbe corrispondere all’effettivo fabbisogno richiesto. Non ha senso produrre più energia elettrica di quella che serve, se non per una questione di speculazione economica.

Lo sviluppo di una rete di piccoli produttori di energia potrebbe favorire in futuro le smart-grid o reti intelligenti di scambio e l’autonomia energetica locale (cioè non dipendere dai combutibili fossili ma neanche dai monopoli).

Si veda anche:

http://www.supersmartgrid.net/

Per informazioni più dettagliate segnaliamo anche il sito del GSE, dove alla pagina:

http://www.gse.it/FAQgse/Pagine/Fotovoltaico.aspx

A cura di Daniele Quattrocchi.

Ulteriori informazioni per la realizzazione di impianti per l’Umbria e il Lazio possono essere richieste scrivendo a: danielequattrocchi@tecnonatural.it

o telefonando a 339-3434850

Si ringrazia per il contributo informativo alcatraz.it

Reti Wirless Libere e gratuite

La soluzione dovrebbe venire a livello statale ma siccome i tempi potrebbero essere molto lunghi, proviamo a organizzare un kit da viaggio, in modo da essere avvisati sul pc o sul navigatore satellitare, quando ci si trova in una zona coperta dal segnale Wifi, il cui accesso sia free.

1) il miglior sito per trovare HotSpot free Wifi è Wifi Everywhere perchè segnala tutti i punti di accesso attivi (almeno dovrebbero esserlo) nel mondo e contiene il database più grande che ho trovato, con informazioni su ciascun hot spot e l'indicazione precisa sulla Mappa Google di dove si trova, anche con indirizzo e nome della rete.
Siccome, nel caso si è in viaggio, presumibilmente non si può accedere al sito perchè non si ha la connessione internet, su Wifi EveryWhere, nel lato sinistro, c'è la possibilità di scaricare la localizzazione degli hot spot, sul navigatore satellitare di qualsiasi marca esso sia.
Il file dei punti di interesse (PDI o POI) può essere del tipo OV2 (quello del TomTom), CSV, GPX e KLM (Quello di Google Earth).
Prima di partire, si può fare il download di questo file e caricarlo sul proprio navigatore in modo da sapere sempre in tempo reale quando ci si trova vicini a un accesso wirelees gratuito oppure dove trovarlo all'occorrenza.
Questo sito è anche ottimizzato per i cellulari dunque, al limite, si può consultare con il telefonino.

Free-HotSpot.com lo cito qui e non in elenco, perchè è simile a Wifi Everywhere, tuttavia non lascia scaricare il file con le localizzazioni e allora, mi chiedo, a che serve questo sito se sto in viaggio e su internet non ci posso andare?

2) Wefi.com invece, oltre ad avere la mappa Google con l'indicazione dei punti di accesso alla rete Wifi, in tutto il mondo, offre anche il download gratuito di un software da installare sul proprio computer portatile o sul netbook Windows.
Dopo averlo installato, rifiutando la toolbar, si trova un client che indica i punti di accesso a internet senza fili, protetti e non.
La cosa carina è la possibilità di impostare un allarme quando il computer trova una rete gratis e libera.
altra funzionalità interessante ma per ora troppo innovativa è che, se ci si registra, si potrà condividere la propria posizione o localizzazione nel mondo, con gli altri iscritti al network di Wefi.
In una condizione ideale, se tutti gli amici fossero iscritti, si potrebbe andare in giro col pc e dire " Ao qua dietro ci sta Gino!" - "E chissene frega" direi io ma ognuno poi la vede come vuole.

3) Jiwire.com è invece il sito meglio organizzato perchè la ricerca del free hot spot si fa tramite una procedura guidata per zone geografiche.
Per avere la lista si mette lo Stato, poi la provincia e infine la città e, se si vuole, il CAP o post code.
Il risultato riguarda i punti di accesso disponibili da alberghi, bar, ristoranti, banche, mc donalds, aereoporti e cosi via.
Il sito è ottimizzato bene per i telefonini comuni ma ovviamente se si è in viaggio all'estero, diventa quasi inutile.
Per fortuna i risultati sono elencati anche in modo che possano essere stampati, con il nome del luogo dove c'è l'hotspot e con l'indirizzo preciso.
Purtroppo non esiste una applicazione per Windows o per cellulari normali; si può soltanto installare sull'IPhone o Ipod Touch.
Il sito è ottimizzato bene per i telefonini comuni ma ovviamente se si è in viaggio all'estero, diventa quasi inutile perchè costerebbe troppo.

4) Per l'Italia e per segnalare la presenza di HotSpot specificatamente in città e nel territorio italiano, si può navigare sul sito indipendente Hotspots Wi-Fi Italia che fa da motore di ricerca per sapere dove sono i più vicini punti di accesso Wi-Fi per la connessione internet gratuita e pubblica.
Sul sito si possono cercare HotSpot mettendo la città di interesse e scegliendo la tipologia free o condivisa.
Come risultato si ottiene l'indirizzo sulla mappa per trovare e visualizzare la posizione esatta sulla cartina.
Le prime 5 città italiane più fornite di hotspots gratuiti sono Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze e Napoli.

5) Ottimo in tutto il mondo ed anche in Italia il servizio Waifi che segnala tutti gli hotspot gratuiti per l'accesso free a internet via wireless.